Teoria e ripasso


 

 

 

 


Introduzione alla fotografia digitale

Concetto di risoluzione

 

 

La pellicola fotografica è composta da un supporto di celluloide con uno strato superficiale di pochi micron di una gelatina animale e alogenuri d'argento, chiamata emulsione sensibile.

Questa "emulsione" è la parte essenziale della pellicola fotografica. Gli alogenuri d'argento sono la base della sensibilità alla luce della pellicola stessa. Prendiamo la pellicola fotografica invertibile poiché va considerata come esempio di paragone per capire il concetto di risoluzione digitale.

La pellicola in questione con sensibilità 100 ISO ha come riferimento una risoluzione di ca 100 linee mm.; questo significa che in un mm di emulsione sono distinguibili 100 informazioni lineari distinte. Il concetto di risoluzione sull'emulsioni fotografiche è inversamente proporzionale alla sensibilità. Una pellicola meno sensibile ad esempio di 50 ISO avrà una risoluzione di ca. il 50% in più rispetto alla pellicola con 100 ISO, quella da 25 ISO il 75% ecc. Al contrario una pellicola più sensibile ha una risoluzione più bassa con l'innalzarsi della sensibilità, generando in fotografie sottoesposte una maggiore visibilità della grana.

Con l'introduzione dei primi sensori alla luce elettronici si è pensato di introdurre lo stesso concetto di spazio/risoluzione. I primi sensori CCD sviluppati da Kodak vennero introdotti con il Photo CD scanner, un'idea innovativa e rivoluzionaria per la fotografia. Creato per uno scopo ludico e casalingo il Photo CD si rivelò una manna per chi produceva fotografie destinate alla stampa come l'editoria, si pensi ai fotoromanzi,il basso costo di realizzazione di scansioni portò alcune aziende famose a rivedere le strategie e le spese per realizzare le stesse. Fino a quel momento si producevano numerose pellicole 120 con dei costi alti anche di scansione e selezione. Con l'avvento del Photo CD si sono convertite le fasi di produzione con pellicole 135 abbassando sopratutto il costo di pellicole e sviluppo e, sostituendo le costose selezioni e scansioni da 120, con la più economica selezione e scansione dal Photo CD. Quel sensore ha segnato la strada all'introduzione della fotografia digitale in larga scala. Ovviamente le prime camere digitali avevano il difetto di avere bisogno di un supporto esterno per immagazzinare i dati ma sopratutto per elaborare i dati di luce che colpivano il sensore. La tecnologia ha fatto passi da gigante da quando la Canon e la Nikon partorirono le prime reflex digitali. Canon utilizzò da subito il sensore CMOS mentre Nikon adottò lo stesso sensore, evoluto, del Photo CD. Nel 1996 Canon con la sua D1 iniziò l'era del digitale professionale. L'agenzia France Press fu la prima a dotare i propri reporter con quelle macchine permettendogli di primeggiare nella corsa della pubblicazione di immagini di reportage. Con l'introduzione della 300D Canon introdusse il concetto di digitale reflex alla portata del grande pubblico. Oggi la varietà di apparecchi di ripresa fotografica digitale è vastissima. Senza entrare nel merito commerciale possiamo introdurre il concetto di risoluzione nel digitale. L'errore che non va assolutamente fatto è quello di considerare i megapixel fondamentali nella scelta di un prodotto anzi che un altro. Anche un telefonino può avere 10 mp ma bisogna vedere in quanto spazio vengono immagazzinati. Disegniamo un rettangolo di dimensioni reali 24 mm x 36 mm. Otteniamo la dimensione esatta del formato di pellicola cosiddetto "leica" che corrisponde alla pellicola 35 mm. Il sensore denominato "full frame" è il corrispondente della pellicola 35 mm. Un sensore di queste dimensioni si trova attualmente solo sulle camere digitali professionali Canon o Nikon ma anche di altre case. Immaginiamo che fosse possibile contare i pixel contenuti in un sensore di questo tipo. Ne conteremo circa 54 milioni in un sensore di 18 mp. La densità di un sensore di questo tipo è di ca. 62500 per mmq. Paradossalmente la densità di un sensore APC che misura la metà di un full frame,è pari al doppio, cioè 125000 per mmq. Questo significa che il dettaglio del pixel è meno preciso del suo fratello maggiore. Possiamo realizzare che la qualità di un sensore è inversamente proporzionale alla densità di informazioni. Le camere digitali compatte hanno un sensore che è ca. la metà di un APC e possono avere la stessa capacità in mp ma con una densità più alta compromettendo la qualità dello scatto. L'elettronica di quel tipo di camera inoltre non ha la velocità di esecuzione dello scatto come una reflex, compromettendo, a volte, l'intenzione dello scatto stesso. I cellulari di nuova generazione, infine, hanno un sensore di capacità simile ad una compatta ma con una superficie di acquisizione ancora più piccola.

Prendendo in visione uno scatto eseguito da una reflex e confrontandolo sia con una compatta che con un cellulare, si può evincere la differenza. Lo scatto eseguito con una reflex ha i pixel nitidi senza frastagliature, anche se compresso con gli algoritmi del jpeg. Lo scatto di una compatta denota già una frastagliatura molecolare del pixel con, in aggiunta, tutta l'evidenza della compressione; con il cellulare la differenza è ancora più marcata. Aggiungerei anche che spesso alcuni cellulari hanno una resa superiore a molte compatte economiche.

Conclusione

La risoluzione espressa in quantità di pixel rivela la qualità di una fotografia intesa come peso in Mb. La qualità della fotografia digitale dipende dal tipo di sensore utilizzato e dall'ottica della camera digitale. A parità di Mp la qualità è data dalla densità di informazioni per mmq quindi, a parità di pixel, più il sensore è grande, migliore sarà la qualità del dettaglio.

© Lucio Caddeu 2012

 

 

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Raw, tif o jpg?:

Tipo di file

Nella vasta gamma di software che offre il mercato si annoverano le estensioni cosiddette proprietarie. Ogni softwarehouse ha coniato un tipo di file per il proprio. Tuttavia le estensioni utilizzate dalla maggior parte degli utenti finali sono due: Jpeg e Tif.

Il primo genera un file compresso a perdita di dati e il secondo no. La totalità della camere digitali utilizza l'estensione file jpeg, alcune, in aggiunta a quello, anche il tif. Ogni camera utilizza una compressione dei file in totale autonomia che raggiunge anche un quinto dell'originale in termini di grandezza. Questo significa che una fotocamera, avendo in dotazione 10 mp, genera un file da 30 mb e la compressione lo riduce a 4-5 mb, creando dei pericolosi artefatti nelle zone con differenza violenta di colore e/o densità. Questo ovviamente consente un' utilizzo maggiore della card permettendo di salvare molti più scatti. Gli scatti salvati in tif invece saranno più pesanti e quindi occuperanno molto spazio in più facendo salvare meno foto con la stessa card.

Alcune camere compatte e tutte le reflex hanno però la possibilità di scattare in un formato grezzo di dati chiamato RAW. Ogni brand ha coniato una propria estensione RAW creando ovviamente confusione tra gli utenti meno esperti. CRW per Canon; NEF per Nikon per fare un esempio.

Il formato RAW in effetti non è una fotografia ma un complesso sistema di immagazzinamento dati che deve essere tradotto per essere visibile. In paragone con la fotografia tradizionale possiamo paragonare il tif o il jpeg alla diapositiva e il RAW al negativo non sviluppato con la sola immagine latente: fino a che non la sviluppi non vedrai il risultato.

Tuttavia i tecnici informatici hanno associato il file Raw ad una miniatura (non sempre miniatura) jpeg per vedere cosa si è fotografato. Devo aggiungere che i file RAW necessitano spesso di software appositi per tradurre i file e tutte le case aggiungono in dotazione o un cd con il programma o ti permettono di scaricarlo dal loro sito. Un programma che può essere utile in questo senso e RAW therapee, un software molto potente e sopratutto open source, oppure LightRoom di Adobe giunto alla versione 4.

Per chi ha la vera passione della fotografia, non parlo di chi scatta solo durante le feste o le vacanze, deve per forza imparare i meccanismi di qualità della fotografia. Per loro è necessario utilizzare metodi tecnici non empirici per salvaguardare gli scatti eseguiti, utilizzando uno schema preciso:

Scattare in formato RAW

Convertire i file RAW in un formato visibile senza perdita di dati

Archiviare i file Raw originali con i file XPM o ppm generati da Rawtherapee o Lightroom che contengono i parametri di salvataggio.

Aprire e raffinare eventuali correzioni ai file generati

Archiviare i file corretti definitivamente in formato Tif con compressione LZW senza perdita di dati, oppure se si ha molto spazio di storage anche senza compressione.

Solo per stampare si possono salvare i file anche in formato jpeg generati direttamente dai Tif archiviati avendo cura di non utilizzarli per eventuali correzioni. Se proprio non vi soddisfano i risultati rilavorate i file tif archiviati. E archiviateli di nuovo rinominando l'originale.

Ovviamente questo comporta un esborso di spazio non indifferente ma solo così salvaguarderete i vostri scatti preziosi. Infine, ma non ultimo, ricordate di effettuare il backup ad intervalli regolari.

© Lucio Caddeu 2012

 

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La Fotocamera:

 

Utilizzo della camera e degli obiettivi.

Ovviamente ognuno di noi ha un'idea personale del concetto di bello e di artistico, quindi al di la della tecnica ogni individuo si farà un'idea personalissima.

Preparare la camera in funzione degli scatti. La dotazione sarà diversa in funzione del tipo prevalente di fotografia che si andrà ad eseguire. La fotografia naturalista avrà bisogno di obiettivi macro se si scattano particolari o di grandangoli luminosi per i panorama piuttosto di teleobiettivi se si pensa di fotografare animali a distanza, uccelli ecc. La fotografia sportiva avrà bisogno di teleobiettivi molto luminosi e importanti. Il ritrattista di fondali e luci da proiettare. Molti si accontenteranno della reflex con un obiettivo zoom in dotazione e il piccolo flash incorporato. Quale che sia la vostra scelta dovrete avere una dotazione, posso dire che anche in funzione del budget ogni borsa dovrebbe contenere oltre il corpo macchina uno zoom 18/105 se APC o 28/135 full frame e un 70/200 se APC o un 105/300 full frame con una apertura massima di almeno 3,5 ma se il budget lo permette anche 2,8 e se volete fare foto macro anche un obiettivo con tali caratteristiche. Un flash esterno in funzione della camera con un numero guida non inferiore a 32 e un treppiede. A questo punto potete essere pronti per ogni evenienza.

Un aspetto da non trascurare è quello di leggere attentamente almeno una volta il libretto delle istruzioni, sembra banale ma è necessario, almeno una volta ripeto.

Impugnare sempre saldamente la camera per evitare al massimo eventuale micro mosso. Anche se la quasi totalità degli obiettivi è dotata del sistema di correzione del micro mosso il peso e il tempo non necessariamente breve possono provocare una fastidiosa immagine vibrata. Non esagerare ad utilizzare alte sensibilità; anche se i sensori sono migliorati sensibilmente rispetto al passato non è consigliabile scattare con sensibilità superiore a 1600 ISO. Oltre questa sensibiltà ISO il rumore digitale può essere evidente oltre che fastidioso. Il rumore digitale è l'effetto equivalente della grana evidente nelle fotografie tradizionali sottoesposte. Comunque per chi ritiene di avere una camera che supporta anche oltre, consiglio di fare delle prove arrivando al massimo possibile e verificare fin dove è possibile spingersi.

© Lucio Caddeu 2012

 

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La selezione degli scatti:

 

Il grosso dilemma che si pone un fotografo dopo aver scattato centinaia di fotografie è il tipo di selezione. L'ideale è quello di avere un idea precisa e di catalogare e quindi archiviare solamente le fotografie che valgono e non fare il ragionamento "ora non le uso ma un giorno chissà". Si rischierebbe di archiviare fotografie con aggravio di spazio inutile. Salvare solo le fotografie che hanno lo scopo prefissato danno all'archivio un ordine preciso e di sicuro più facile da consultare.

Secondo alcuni dettami informatici, tutti i dati, che siano documenti bancari o fotografie, dovrebbero essere archiviati in due modi diversi e conservati in posti diversi. L'ideale sarebbe quello di archiviare le foto in gruppi omogenei da 4 gb e masterizzare così un DVD. Una volta accertato che il contenuto del DVD è a posto, si può archiviare. Gli stessi files del DVD andranno anche archiviati in un HD di un server, un Nas o comunque destinato al backup di dati. Anche se questo può apparire bizzarro oltre che dispendioso è ancora il metodo più sicuro per la conservazione dei dati. Naturalmente non tutto è per sempre e in informatica lo è ancora meno. I dispositivi di storage sono sempre più sofisticati e, con nuovo hardware e software c'è sempre il rischio di incompatibilità con i sistemi più datati. Bisognerebbe avere l'accortezza, oltre che la pazienza, di migrare i sistemi di backup più vecchi in quelli nuovi; tutto questo per evitare di ritrovarsi a non poter gestire i vecchi file. Un classico esempio è il vecchio Photo CD di Kodak: i vari software che riuscivano a gestire e ad aprire in modalità nativa le scansioni eseguite con lo scanner di Kodak, ormai hanno abbandonato lo sviluppo e, i plug in per aprirli, non sono più disponibili. Chi, in passato, ha archiviato decine di dischi photo cd, avrà il problema di come aprirli con conseguenze frustranti. Anche in questo caso sarebbe opportuna la noiosissima operazione di salvataggio in formati più comuni, come tif o jpeg. Ecco perchè la selezione delle fotografie deve essere accurata fin dall'inizio. Non aver paura di scartare fotografie non significative, alla lunga porterà solo benefici.

 

©Lucio Caddeu 2013 - ( i nomi propri e marchi citati sono dei rispettivi proprietari.)

 

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La Fotocamera

La selezione degli scatti


 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per chi vuole approfondire

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